“Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare”: questo libro di Susan Cain è stato uno dei più interessanti che abbia letto recentemente, sai perché?
Il primo motivo è che l’autrice – che non è una psicologa ma un’ex avvocatessa di Wall Street e vera introversa D.O.C. (due cose che sembrerebbero incompatibili) – ha trascorso anni a fare ricerche, intervistare persone e fare esperienze e questo da al libro una bella profondità – e anche un certo carattere scientifico – che mi ha fatto trovare interessante ogni capitolo.
Il secondo motivo è che mi riconosco decisamente in questo tipo umano 😀
Ma, andiamo con ordine.
La prima importante distinzione su cui il libro fa chiarezza è questa: essere introversi è diverso dall’essere timidi, pavidi o poco socievoli.
Una persona introversa è una persona che:
- è sovra-stimolata dal contatto sociale intenso o prolungato. Le persone introverse amano il contatto sociale e ne traggono energia e soddisfazione esattamente quanto le persone estroverse, ma se questo è troppo intenso (stare con tante persone tutte insieme) o prolungato (stare con tante persone tutte insieme per diverse ore), allora l’introverso ha bisogno di ritrovare la sua “nicchia rigenerante”, che può essere stare da solo oppure trovare una situazione sociale più intima.
Gli introversi quindi non sono necessariamente asociali o timidi (anche se si può essere tutte queste cose insieme), al contrario amano stare con gli altri ma devono potersi sentire liberi di raggiungere la loro “nicchia rigenerante” quando ne hanno bisogno. - tende ad essere più sensibile. Una persona introversa può essere estremamente coraggiosa in situazioni molto difficili o pericolose (Rosa Parks e Gandhi sono alcuni tra i più famosi introversi della storia) e al contempo incredibilmente insicura in situazioni molto semplici, come quando parla con un estraneo per la prima volta oppure tende ad arrossire spesso in pubblico. Lo psicologo Dacher Keltner ha dimostrato che coloro che arrossiscono vengono giudicati tendenzialmente più positivamente in un gruppo sociale rispetto a coloro che non mostrano questa “debolezza”: arrossire o provare imbarazzo, infatti, è qualcosa che ha a che fare con l’aspetto morale, significa “mi importa di te, ci tengo a quello che pensi”, inoltre dimostra modestia, umiltà e il desiderio di non essere aggressivi con l’altro.
- ama approfondire. Oltre all’imbarazzo, può esserci un altro motivo per cui gli introversi non amano le chiacchiere, soprattutto con persone sconosciute o quasi: si annoiano. La psicologa e ricercatrice Jadzia Jagiellowicz sostiene che questo dipende dal fatto che le persone introverse e sensibili amano il pensiero complesso: non solo amano parlare di argomenti per loro ricchi di significato, che coinvolgono i valori e la moralità, ma possono provare un piacere immenso e trarre un alto livello di energia nel passare ore a riflettere, approfondire, ponderare, sviscerare, analizzare e scomporre un argomento. Cosa che, solitamente, amano fare in totale solitudine.
- tende ad essere prudente. Uno degli aspetti secondo me più interessanti trattati da Cain nel libro riguarda il rapporto tra introversione e leadership: l’autrice racconta molto bene la cultura dell’estroversione con cui vengono quasi indottrinati gli studenti della Harvard Business School – luogo in cui “la socializzazione è uno sport estremo” e da cui escono gli amministratori delegati e i presidenti di domani – e quella che domina il mondo di Wall Street. In entrambi questi ambiti la parola d’ordine è parlare o agire, se è necessario ancor prima di pensare: non importa che tu abbia tutti gli elementi, non importa che tu abbia ponderato o meno la situazione, non importa nemmeno che tu sia sicuro della tua decisione, l’importante è dire o fare qualcosa, qualunque essa sia, e convincere gli altri che sia quella giusta. Le teorie di Cain mettono in relazione questa corsa affannata all’azione con la crisi finanziaria del 2008, dalla quale sono usciti sani e salvi solo alcuni imprenditori particolarmente dediti all’analisi approfondita dei loro investimenti come Warren Buffet. Alcune ricerche hanno dimostrato che le persone introverse tendono ad essere più prudenti nelle decisioni rispetto a quelle estroverse: ad esempio, quando non hanno ben chiaro il quadro della situazione o quando si trovano davanti ad un problema da risolvere, dedicano molto tempo ad una fase preliminare di analisi dei dati che hanno a disposizione prima di decidere come agire.
Qui sotto puoi vedere il TED Talk di Susan Cain, “Il potere degli introversi”.
Vi siete riconosciuti in uno o più di questi tratti? Forse in tutti?
Come tutte le definizioni, anche quella di introversione/estroversione non può cogliere appieno tutte le sfumature della personalità di un individuo: la maggior parte di noi è introversa in alcune situazioni ed estroversa in altre e questo dipende da moltissime variabili. Alcuni di noi, che si trovano a metà strada tra queste due polarità, possono considerarsi “ambiversi” (ambivert), ovvero persone che oscillano tra l’introversione e l’estroversione a seconda della situazione, dell’ambiente e dei momenti di vita.
È anche vero, però, che molto spesso l’essere estroversi viene incoraggiato e premiato (a scuola, sul posto di lavoro) come fosse la condizione ottimale a cui aspirare, al contempo le persone introverse non vengono egualmente incoraggiate a sfruttare le loro qualità per esprimere il loro potenziale nel mondo a loro più congeniale.
“Anche su materie come la matematica e la scrittura creativa, che potreste pensare dipendano da riflessioni individuali, ai ragazzi oggi si chiede di lavorare come membri di un gruppo. E i ragazzi che preferiscono isolarsi o lavorare da soli, spesso vengono visti come casi particolari o, peggio, come casi problematici.”
S. Cain, TED2012
Come possono dunque le persone introverse affermare le proprie qualità, il proprio punto di vista e le proprie competenze e perché è così importante che lo facciano? Scopri di più nella seconda parte di questo articolo.
FONTI:
- Cain, S. Quiet. The Power of Introverts in a World that Can’t Stop Talking. Crown Publishers, New York, 2012.
- Keltner, D. Born to Be Good: The Science of a Meaningful Life. Norton, New York, 2009.
- Jagiellowicz, J. The relationship between the temperament trait of sensory processing sensitivity and emotional reactivity. Stony Brook University, New York, 2012.
- Brebner, J. – Cooper, C. Stimulus or Response-Induced Excitation: A Comparison of the Behavior of Introverts and Extroverts. Journal of Research in Personality, 1978.