Questo è il periodo dell’anno perfetto per leggere e regalare libri, fare maratone di film e serie TV e, se magari abbiamo in programma un viaggio – breve o lungo che sia – passare il tempo con un podcast o un audiolibro in cuffia.
Senza la pretesa di essere una classifica, né tantomeno un elenco esaustivo, ecco 7 cose che ho visto, letto e ascoltato quest’anno a tema LGBT+ e femminista e che mi sento di consigliarvi.
1. THE DEATH AND LIFE OF MARSHA P. JOHNSON
(Documentario, Netflix, disponibile in italiano)
Marsha P. Johnson, all’anagrafe Malcom Michaels, è stata una delle fondatrici del Gay Liberation Front, il movimento in difesa dei diritti civili delle persone LGBT, nato negli Stati Uniti negli anni ’70. Insieme all’amica transgender Sylvia Rivera, fondò la STAR (Street Transvestite Action Revolutionaries), una delle prime organizzazioni che offriva aiuto e protezione alle persone transgender e alle drag queen di New York. In un periodo in cui l’intera comunità LGBT era fortemente emarginata e spesso presa di mira dalle forze dell’ordine, le donne transgender e le drag queen erano particolarmente a rischio: molte senza fissa dimora, costrette a prostituirsi per sopravvivere perché spesso allontanate dai propri posti di lavoro o impossibilitate a trovarne uno, vittime di violenza, alcolismo e tossicodipendenza.
È in questo clima che Marsha e Sylvia si trovano allo Stonewall Inn, storico locale gay del Greenwich Village (in cui solo da poco le donne transgender e le drag queen erano state ammesse) la notte del 27 giugno 1969, quando con una irruzione della polizia e la conseguente resistenza degli avventori del locale, hanno inizio i moti di Stonewall, che hanno dato origine al movimento LGBT+.
Il corpo di Marsha P. Johnson è stato ritrovato mentre galleggiava nel fiume Hudson, il 6 luglio 1992, poco dopo il primo Gay Pride della storia. La polizia archivia il caso come suicidio, nonostante la dinamica della morte non sia affatto chiara.
Il documentario segue l’attivista Victoria Cruz mentre indaga sulla morte di Marsha, ripercorrendo i fatti avvenuti nella notte precedente al ritrovamento del corpo e raccontando la storia di Marsha, Sylvia e dell’intero movimento attraverso immagini di repertorio e interviste alle due attiviste e ad altri membri della comunità LGBT+ che hanno partecipato ai moti di Stonewall e alla creazione del movimento stesso.
Le donne trans sono ancora le persone più vulnerabili ed emarginate della comunità LGBT: nel 2018, 369 persone transgender nel mondo sono state uccise senza alcuno specifico movente, se non quello della transfobia. L’Italia è il secondo Paese in Europa per il numero di omicidi a sfondo transfobico.
2. SPECIAL
(Serie TV, Netflix, disponibile in italiano)
Una serie TV che sembra più una web serie: infatti gli episodi sono brevissimi (15 minuti ciascuno), ma arrivano dritti al punto. Ryan è un ragazzo che si sta affacciando all’inizio dell’età adulta, quella che dovrebbe renderti indipendente e consapevole: ha terminato gli studi, è appena stato assunto come stagista da un magazine online e tutto sembra sul binario giusto. Ryan però è un ragazzo speciale: gay, affetto da paralisi cerebrale, vive con una madre leggermente apprensiva che tiene spesso a sottolineare quanto lui abbia bisogno di lei – anche se capiamo quasi subito che è più lei ad avere bisogno di lui – e non proprio a suo agio nelle relazioni interpersonali.
Ryan odia talmente tanto essere speciale che, all’inizio di questa nuova vita decide di essere una persona diversa: invece della paralisi dice di aver avuto un incidente, va a vivere da solo, si sente tutt’altro che integrato nella comunità LGBT e si butta in nuove amicizie per non sentirsi solo, ma senza coltivarle davvero.
Il protagonista interpretato da Ryan O’Connell, attore LGBT+ e disabile che ha basato la serie sulla sua autobiografia intitolata “I’m Special”: and other lies we tell ourselves (“Sono speciale”: e altre bugie che ci raccontiamo).
Il fatto che questa serie sia stata scritta e interpretata da un attore che vive le stesse difficoltà del protagonista non è solo un bell’esempio di rappresentazione delle minoranze in uno show televisivo, ma è anche ciò che ha reso la serie brillante e non banale: manca del tutto la retorica buonista che viene solitamente riservata alle persone disabili e che spesso sottolinea ancora di più le differenze, invece che includere.
Ryan non è speciale, è umano. E, in quanto umano, spesso si comporta da vero stronzo: è egocentrico, risponde male alla madre, dà per scontati gli amici. In una parola, sbaglia. Ma è anche in grado di ritornare sui suoi passi, di riflettere sui propri errori e di superare la paura di non essere accettato, per diventare la persona che vuole essere davvero.
3. Nanette
(Spettacolo comico, Netflix, con sottotitoli in italiano)
Hanna Gadsby è una comica, attrice e autrice australiana. È una donna lesbica, gender non-conforming, a cui hanno recentemente diagnosticato una forma di autismo. A una persona così, già solo per il fatto di esistere, il mondo non perdona quasi niente: figuriamoci se sale su un palco, prende in mano un microfono e infila battute taglienti una dietro l’altra. Di quelle battute che prima ti fanno ridere, poi ti fanno riflettere e alla fine – se hai abbastanza coraggio – ampliano o addirittura rovesciano la tua visione della realtà.
Il punto di vista di Hanna è quello della minoranza all’interno della minoranza: è una tale consuetudine porre le donne in secondo piano che le donne lesbiche, nei dibattiti sull’omosessualità, spesso non vengono neppure citate.
Nanette inizia come una normalissima stand-up comedy per trasformarsi, ad un certo punto, in qualcosa da cui non è possibile non essere travolti, arrivando poi ad un finale che ti scuote le ossa.
Hanna si trasforma da ironica e divertente comica a feroce e impietosa denunciatrice di tutto ciò che rende il mondo un luogo troppo spesso crudele per lei e le persone della comunità a cui appartiene: tutto ciò che ha subito e su cui, per tanti anni, ha persino scherzato, ora ritorna indietro come un boomerang in mezzo ai denti. E la sensazione di shock e di dolore che provi è paragonabile.
Se vi ho spaventato, non temete: si ride anche, parecchio e per buona parte dello show. Non a caso, dopo questo spettacolo, Hanna Gadsby è diventata famosa anche fuori dall’Australia, ha vinto diversi premi e ora riempie i teatri più o meno ovunque con un tour che si chiama Douglas.
4. CHIAMAMI COL TUO NOME
(Libro e film, disponibili in italiano)

Chiamami col tuo nome è il libro di André Aciman, da cui il regista italiano Luca Guadagnino ha tratto l’omonimo film vincitore dell’Oscar nel 2018.
Siamo nell’estate del 1987. Elio ha 17 anni e trascorre le vacanze, come tutti gli anni, nella casa di famiglia in un piccolo paesino della riviera ligure. Suo padre è un professore universitario ed è solito ospitare, per qualche settimana, un laureando del suo corso, per lavorare alla tesi di laurea. Così Elio, che non ama particolarmente questa tradizione e vede andare e venire da casa sua una serie di sconosciuti di cui a malapena ricorda i nomi, questa volta si trova ad essere “vicino di stanza” di Oliver, affascinante e scostante 24enne americano.
La relazione tra i due, da fredda e formale, diventa passionale, complessa, travolgente e poco definibile, a metà tra il puro erotismo e la forte amicizia: tutte le caratteristiche di un nuovo amore.
L’incontro con Oliver diventa importantissimo nella vita di Elio che, a 17 anni, non solo è travolto dalle emozioni, ma anche dall’attrazione che prova sia per il giovane americano, sia per una sua coetanea con cui sperimenta il sesso per la prima volta.
Anche l’incontro con Elio mette in crisi Oliver, che, seppur più grande e più consapevole, non è ancora pronto a far uscire la sua vita dai binari su cui l’ha ben incanalata.
Il tutto è così naturale, poco stereotipato e forzato, che questa trama si può riassumere in una semplice frase: una bella storia d’amore.
Plus: bellissimo il discorso che il padre di Elio fa al figlio, quando si rende conto di quanto stia soffrendo a causa della sua relazione con Oliver.
5. DIVENTARE UOMINI – Lorenzo Gasparrini
(Libro, disponibile in italiano)

Essere uomini femministi è qualcosa che ancora in molti considerano un ossimoro, ma solo perché c’è ancora un fraintendimento alla base del termine “femminismo”: che sia il corrispettivo opposto del termine “maschilismo”.
Ben lontano dall’essere una lotta tra i sessi per assegnare la supremazia ad uno dei due, il femminismo si occupa di una cosa sola: la parità.
Lorenzo Gasparrini parla di femminismo e parità di genere dal punto di vista più privilegiato di tutti: quello di un maschio, bianco, etero. Il punto di vista di una persona che, in teoria, avrebbe solo da guadagnarci a mantenere lo status quo e che – potremmo pensare – non ha mai sperimentato disagi o discriminazioni a causa delle dinamiche e degli insegnamenti maschilisti all’interno dei quali siamo tutti immersi fin dalla nascita. Invece, l’autore ci porta tutt’altre riflessioni ed esperienza: diventare uomini è tutt’altro che facile in una società maschilista.
Se credete che il femminismo giovi solo alle donne, pensate a tutti quei bambini maschi a cui è vietato piangere, a tutti quei ragazzini a cui nessuno insegna a esprimere le emozioni parlando (e quando si sfogano picchiando il compagno, si commenta “Eh, sono maschi”), a tutti quegli uomini a cui fanno piuttosto schifo le battute da spogliatoio, ma si sentono costretti a ridere per non sembrare poco virili, a quelli che vorrebbero uscire prima dal lavoro per stare con i figli, ma il capo neanche ci pensa perché “tanto c’è tua moglie”, a quelli a cui hanno fatto body shaming perché non sono abbastanza muscolosi, a quelli a cui hanno fatto dick shaming…
La lista è troppo lunga per accennare a tutti i casi, ma una cosa è certa: il bello di questo libro è che porta un punto di vista diverso su una lotta che dovrebbe essere sia femminile che maschile, perché dal femminismo tutti hanno di che guadagnarci.
6. MANUALE PER RAGAZZE RIVOLUZIONARIE – Giulia Blasi
(Libro e audiolibro, disponibili in italiano)

Devo ammettere che ci ho messo tanto a decidermi a leggere questo libro: il motivo è che credevo che, oltre a farmi incazzare a morte, mi avrebbe anche molto annoiato. Mi incuriosiva il grande successo – più che meritato – che questo libro stava riscuotendo, ma pensavo che ci avrei trovato dentro un calderone di massime trite e ritrite che avevo già sentito e letto in mille salse.
Poi ho trovato l’audiolibro su Storytel e ho deciso di ascoltarlo (lo sto ascoltando proprio in questi giorni) e, anche se non l’ho ancora finito, posso dire una cosa: Giulia Blasi ha la rara dote sbatterti in faccia la verità facendoti anche morire dal ridere. Nonché di arricchire ciò che sai – o che non sai – sul femminismo e la parità di genere con aneddoti personali, storie incredibili di donne dimenticate, un linguaggio a dir poco forbito e tutta l’ironia e il sarcasmo necessari a descrivere in modo tagliente una realtà in cui c’è ancora parecchia strada da fare.
7. MORGANA – Michela Murgia e Chiara Tagliaferri
(Podcast e libro, disponibili in italiano)

Morgana è una raccolta di biografie di donne stra-ordinarie, fuori dagli schemi, di quelle “che tua madre non approverebbe”, come dice il trailer del podcast.
Michela Murgia è probabilmente la scrittrice contemporanea più esposta nell’attuale panorama italiano, esposizione che porta a conseguenze non sempre piacevoli e che la Murgia ha raggiunto a suon di best seller, premi letterari, un’abilità narrativa rara e una voce forte, come le contraddizioni e le controversie a cui viene legato il suo nome (ad esempio, il sostegno dato in passato dall’autrice ad un noto politico, fautore di posizioni sessiste, omofobe e antiabortiste).
Come e spesso molto più della Murgia, anche le protagoniste delle biografie di Morgana, sono figure controverse, spiazzanti, che spazzano via tutti i luoghi comuni e le convenzioni sul femminile, inserendosi in categorie a se stanti (molto spesso da loro inventate) e che – proprio come la figura mitologica da cui il podcast prende il nome – non riusciamo a identificare come né come buone, né come cattive.
Ogni mese esce su Spotify una nuova puntata, mentre in libreria potete trovare il libro omonimo che raccoglie e amplia le biografie raccontate nel podcast. Le mie puntate preferite finora sono quelle su Tonya Harding, Marina Abramović e Frances McDormand.
Buon Natale a tutt*!