Body shaming maschile

La battuta detta “in amicizia” nello spogliatoio della palestra, il consiglio dato “per il tuo bene” al pranzo di famiglia, il commento su Instagram che inizia con “Senza offesa, ma…”. 

Il body shaming è una forma di bullismo subdola, fatto non solo di insulti espliciti, ma anche di sfumature a cui ci siamo talmente abituati che, spesso, non le sappiamo neppure riconoscere. Fino a qualche tempo fa veniva considerato un problema che affliggeva solo donne e ragazze, oggi c’è più consapevolezza anche sul body shaming maschile. 

In questo articolo parlo di body shaming, in generale e declinato al maschile: cos’è, da dove viene, quali sono le conseguenze sulle vittime – in particolare le persone GBTQ – e cosa possiamo fare per contrastarlo.

Cos’è il body shaming

Il body shaming è una forma di bullismo e cyberbullismo che si accanisce contro l’aspetto fisico, il peso o specifiche parti del corpo della persona che ne è vittima, perché giudicate inadeguate rispetto agli standard fisici ed estetici della cultura di riferimento. È pericoloso e pervasivo, perché colpisce la vittima in uno degli aspetti più vulnerabili e visibili della sua persona, sfruttando e amplificando le sue insicurezze, dando origine a pensieri negativi su se stess* o rafforzando quelli che già ci sono. Farlo pubblicamente, inoltre, permette ad altri di sentirsi legittimati ad “unirsi al coro”, finendo per normalizzare una pratica – quella di esprimere apertamente giudizi sul corpo altrui – che dovrebbe essere evitata.

Perché esiste il body shaming?

Il body shaming non è un problema del singolo, è un problema sociale legato agli stereotipi di genere e, in generale, alla difficoltà che abbiamo a comprendere la diversità.

Per comodità, il nostro cervello funziona usando gli stereotipi, per farsi velocemente un’idea della realtà che ci circonda: i problemi sorgono quando gli stereotipi diventano rigidi e non lasciano spazio alla complessità, che in sostanza è la materia di cui è fatto il mondo (per fare citazioni colte). 

Il body shaming deriva dal fatto che abbiamo interiorizzato molto bene due stereotipi in particolare: lo stereotipo del bello e quello del maschile vs. femminile.
Questo tipo di bullismo, infatti, si scaglia contro chi non rispetta i canoni di bellezza più rappresentati oppure che ha un aspetto fisico o un’immagine dissonante rispetto a quello che dovrebbe essere il suo ruolo di genere: così viene insultat* indiscriminatamente chi è sovrappeso (fat shaming), chi ha un corpo troppo poco “mascolino” per essere un uomo e chi ha un corpo troppo poco “femminile” per essere una donna, chi ha un corpo diverso perché ha una disabilità e chi ha una specifica parte del corpo (il naso, ad esempio, è un caso tipico) considerato non armonioso e, quindi, sgradevole da guardare.

Il body shaming ha origine proprio da tutto questo: chi lo commette – anche non intenzionalmente – ha interiorizzato talmente a fondo i canoni estetici che ci sono stati imposti da sentirsi in diritto di emarginare chi non vi rientra, oppure di fargli continuamente notare che sarebbe migliore se fosse diverso, se fosse più conforme allo standard, insomma se si rimettesse “in riga” rispetto a quelli che sono gli standard di riferimento.

C’è poi da considerare che i canoni di bellezza predominanti non sono solo relativi al genere, ma anche all’etnia. Fino a poco fa c’era un solo modello di bellezza proposto dai media ed era pressoché solo occidentale, se non proprio nordico. 

Infine, come ogni forma di bullismo o, più in generale, di giudizio, c’è anche una componente personale da parte di chi lo mette in atto: la necessità di esprimere un giudizio negativo nei confronti di qualcuno, anche quando non richiesto, anche quando si sarebbe potuto evitare e anche quando non è veramente utile a nessuno, eccetto chi lo emette. E anche il piacere che alcune persone traggono dal ridimensionare l’altro.


Sì, perché il giudizio dice sempre qualcosa di chi lo esprime, quasi mai dice qualcosa della persona a cui è rivolto ed è una facile valvola di sfogo, per attenuare le emozioni negative che si stanno provando in quel momento, come la frustrazione o il senso di inferiorità. Se, infatti, sono impegnato a denigrare su Instagram una persona in sovrappeso che ama visibilmente il proprio corpo, questo mi permette di distogliere l’attenzione per un attimo dalla frustrazione che mi crea il fatto di non sentirmi altrettanto soddisfatto quando mi guardo allo specchio: la realtà è che non posso accettare che l’altr* abbia qualcosa che io non ho, ovvero l’amore per se stess*.

Il body shaming maschile

Il body shaming è stato, fino a poco tempo fa, un problema che veniva declinato solo al femminile. E vero che la maggior parte delle vittime è rappresentata da donne e ragazze ma, ultimamente, lo stesso meccanismo sta includendo sempre di più anche la popolazione maschile, e il fenomeno è particolarmente visibile online. 

Anche se il body shaming è universale, proprio perché fa leva sugli stereotipi di maschile e femminile si possono individuare delle differenze nella sua forma – anche se la sostanza rimane la stessa – a seconda che la vittima sia di sesso maschile oppure femminile. 

Se il body shaming femminile si concentra sul peso, sull’aspetto curvilineo del corpo e sulla presenza o assenza di tratti delicati e armoniosi e, per questo, considerati femminili, il body shaming si concentra su quelle caratteristiche fisiche che vengono associate alla virilità:

  • L’altezza: se si è etero, essere meno alti della propria partner è spesso considerato un motivo di imbarazzo.
  • L’atleticità e la muscolosità: un corpo troppo magro o troppo poco muscoloso viene associato a quello femminile, allo stesso tempo un corpo considerato sovrappeso è oggetto di fat shaming.
  • La presenza dei capelli, oltre che della barba e dei peli in generale.
  • La grandezza e la forma del pene.

E chiaro, quindi, che il body shaming miri a colpire la vittima nelle sue insicurezze, non solo riguardo all’essere attraente, ma anche riguardo alla propria identità: se la mia fisicità non è solo un insieme di caratteristiche oggettive ma qualcosa che mi rende un “vero uomo” oppure no, la ridicolizzazione di queste caratteristiche avrà un impatto enorme su di me, perché metterà in dubbio la mia identità, non solo il mio aspetto.

Quali sono le conseguenze del body shaming sugli uomini?

Proprio perché il body shaming non è mai solo un giudizio estetico, ma un attacco alla persona e alla sua identità, esserne vittima può avere una serie di conseguenze da non sottovalutare, qualunque sia il sesso o il gender della persona che lo subisce, come:

  • la depressione, che potrebbe insorgere a causa dell’esperienza continua di emarginazione e denigrazione e dei duri colpi inflitti alla propria autostima;
  • la dismorfofobia (o disturbo da dismorfismo corporeo), ovvero un disturbo psicologico che implica una fissazione negativa su una particolare parte del corpo o su un determinato difetto fisico, reale o immaginario. Questo disturbo fa parte dei disturbi ossessivo-compulsivi e compromette seriamente la vita e la salute di chi ne soffre;
  • uno o più disturbi alimentari, che potrebbero insorgere a causa della continua attenzione negativa posta sul proprio corpo e sul proprio peso e che potrebbero rappresentare, per la vittima di body shaming, uno strumento per raggiungere l’aspetto fisico che crede la farà sentire amata e accettata dagli altri. 

Se è vero che nessuna vittima di body shaming è immune dal rischio di dover affrontare una di queste conseguenze, è altrettanto vero che le persone GBTQ (Gay – Bisex – Transgender – Queer) sono statisticamente più a rischio, perché l’esperienza del body shaming si aggiunge, in questo caso, a quella dell’omofobia e diventa un’ulteriore arma di discriminazione: mettendo a confronto uomini etero e non etero, diverse ricerche hanno rilevato una maggiore preoccupazione e ansia rispetto al proprio aspetto fisico nella popolazione non etero, soprattutto rispetto all’essere muscolosi, mettendole in relazione con il sentimento di emarginazione legato al proprio orientamento. 

Questo è un video chiaro e interessante di un canale che ho scoperto di recente, quello di Riccardo – Guy Overboard:

Il video sul body shaming maschile di Riccardo – Guy Overboard

I movimenti contro il body shaming: body positivity e body neutrality

Contro il body shaming, dilagante soprattutto sui social network, sono nati dei movimenti che hanno lo scopo di sensibilizzare al rispetto, all’inclusione e alla rappresentazione positiva nei media di tutti i tipi di fisicità. In particolare, la body positivity vuole creare una cultura di inclusione di tutti gli individui che sono o sono stati discriminati a causa della loro fisicità, non solo online: le persone obese, ad esempio, e le persone con disabilità incontrano una serie di rilevanti discriminazioni nella vita reale a causa della propria fisicità.

Un account Instagram italiano che si occupa di fare sensibilizzazione e cultura sulla body positivity è @belledifaccia:

Un nuovo punto di vista è quello della body neutrality, che si concentra non tanto sul parlare in termini positivi di tutte le fisicità, quanto sul non parlarne affatto. Il presupposto è che parlare delle caratteristiche fisiche di una persona – sia in termini positivi che in termini negativi – svaluta la persona stessa e distoglie l’attenzione da tutte le altre qualità che possiede e che non hanno nulla a che vedere con il suo aspetto estetico.

Su queste basi è nato, ad esempio, il movimento I Weigh, fondato dall’attrice e attivista Jameela Jamil, che ha coinvolto su questo fronte diverse personalità del mondo dello spettacolo.

Personalmente – e da psicologa – penso che la body neutrality in particolare sia una boccata d’aria fresca per il nostro cervello, troppo spesso occupato da timori e preoccupazioni sulla nostra fisicità: provare a fare l’esercizio di non parlare del corpo degli altri, di riflesso può aiutarci anche a porre meno attenzione sul nostro, iniziando a concentrarci su tutte le altre qualità in base alle quali possiamo definirci e in base alle quali gli altri possano amarci.

È un lavoro duro, quello di accorgerci di quando stiamo per emettere un giudizio e fare un passo indietro. Ma è anche un cambiamento alla nostra portata e avrebbe un impatto incredibilmente positivo sulle nostre relazioni e sul benessere degli altr*.

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