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Per molte persone è difficile immaginare una vita in cui il sesso non sia una cosa desiderabile. La maggior parte di noi ha provato o prova con regolarità attrazione fisica e sessuale nei confronti di altre persone, qualunque sia il genere delle persone da cui siamo attratt*. Inoltre, viviamo in una società estremamente sessualizzata, in cui messaggi sessuali di qualche tipo sono presenti praticamente ovunque.
In questo contesto, le persone che per un qualunque motivo non ne sono interessate vengono considerate quantomeno bizzarre, se non addirittura disturbate.
In questa puntata, invece, capiremo insieme che non è affatto così. Parliamo di loro: le persone asessuali.
Possiamo definire la asessualità come l’assenza di attrazione sessuale nei confronti di qualunque persona, di qualunque genere. L’asessualità è sempre esistita, sia negli animali che negli umani, ma in questi ultimi è studiata solo dal 2004, quando è apparso il primo studio relativo a questo fenomeno sul Journal of Sex Research.
La scienza su questo fenomeno sa poco e soprattutto non sa ancora bene come definirlo – forse anche perché finora la completa assenza di attrazione sessuale verso chiunque è stata vista in un’ottica patologizzante – però possiamo intravedere una posizione che per il momento sembra più condivisa delle altre e cioè quella secondo cui la assessualità sia uno degli orientamenti sessuali possibili, accanto a quelli eterosessuale, omosessuale, bisessuale, eccetera.
La comunità asessuale fa anche parte di quella – più ampia – delle persone LGBT+: infatti all’interno della sigla LGBTQIA, la A sta appunto per Asessuali.
Tuttavia questa definizione è ancora controversa all’interno della comunità scientifica, in quanto l’asessualità si potrebbe anche vedere come l’assenza di un orientamento sessuale.
Per comprendere meglio la condizione asessuale dobbiamo fare uno sforzo in più e fare una distinzione ancora più sottile: quella tra orientamento sessuale e orientamento romantico: il primo è il desiderio sessuale nei confronti di qualcuno, mentre il secondo è il desiderio di intraprendere una relazione amorosa con qualcuno. Se distinguiamo questi due tipi di orientamenti, vediamo che gli asessuali sono completamente privi del primo, mentre possono essere assolutamente coinvolti nel secondo.
Come nel caso della fluidità sessuale, anche per la asessualità possiamo andare un po’ per esclusione e comprenderla meglio partendo da ciò che non è:
- L’asessualità non è la mancanza di desiderio e eccitamento sessuale di per sè: le persone asessuali sono in grado di provare eccitazione e l’asessualità non implica disfunzioni fisiche legate al funzionamento sessuale. Semplicemente, il loro desiderio non è diretto verso l’altro e, anche quando ricorrono a immagini o a fantasie, le persone asessuali che hanno partecipato agli studi affermano di non percepirsi mai come protagonisti di una tensione sessuale diretta verso qualcun altro. Non provano insomma alcuna “connessione” sessuale tra loro e un’altra persona, che sia reale o immaginata.
- L’asessualità non è una malattia: nonostante la completa assenza di desiderio sessuale sia anche un sintomo di alcune patologie che coinvolgono sia la sfera psicologica che quella sessuale, l’asessualità non può essere considerata una malattia perché non ne ha le caratteristiche, in sostanza non implica nessuna disfunzionalità. Le persone asessuali affermano, piuttosto, che il disagio e la difficoltà può subentrare, come avviene per tutte le altre minoranze, nel momento in cui si relazionano con gli altri, che non sempre sono in grado di capire e includere. Sostanzialmente, non possiamo considerare l’asessualità una malattia esattamente come non viene considerata una malattia l’omosessualità, perché anche se nelle minoranze sessuali ci sono maggiori rischi di disagio psicologico, questi sono indotti dal contesto sociale e culturale tendenzialmente discriminante, non dal fatto in sé di riconoscersi in questo o quell’altro orientamento.
Oltre a questo, i partecipanti agli studi sull’asessualità riportano vissuti simili alle altre persone della comunità LGBT+ per quanto riguarda il percorso interiore che li ha portati a riconoscere il proprio orientamento, le dinamiche e le difficoltà nel condividerlo con gli altri e l’esperienza della discriminazione.
A questo punto, viene spontanea una domanda: come fanno le persone asessuali ad avere relazioni di coppia se non desiderano avere una vita sessuale condivisa con l’altro e non provano attrazione verso il proprio partner?
Certamente le persone asessuali possono provare il desiderio di avere una relazione sentimentale con qualcuno e possono provare questo desiderio per una persona del genere opposto, del loro stesso genere, di entrambi o di altri generi.
Nonostante questo, la difficoltà maggiore che le persone asessuali riportano è proprio quella di trovare una persona con cui avere una relazione, tanto che molte di loro non solo non ne hanno una, ma alcun* hanno smesso del tutto di provarci.
Per molte persone asessuali, la relazione amorosa ideale è quella con un’altra persona asessuale, ma trovare un’altra persona asessuale è estremamente difficile: si stima che gli asessuali siano una piccolissima parte della popolazione, inoltre bisogna considerare che molt* di loro potrebbero non essere inclini a parlare del proprio orientamento e che alcun* potrebbero non essere interessati ad una relazione.
Così, molti asessuali cercano un partner tra le persone non asessuali, scontrandosi però con diversi ostacoli, per esempio:
- Incontrano molte persone interessate solo o primariamente al sesso e anche quando incontrano persone che potrebbero essere interessate ad una relazione romantica, per la maggior parte di queste ultime l’intimità sessuale è comunque uno step preliminare alla relazione amorosa.
- Inoltre, nel momento in cui trovano un partner, devono “negoziare” con lui o con lei tutta la sfera legata all’intimità di coppia e ciò che è sesso per le persone asessuali non lo è necessariamente per tutte le altre, quindi all’interno di una coppia i due partner devono in un certo senso mettersi d’accordo su ciò che è intimità sessuale per l’uno e per l’altro e può arrivare il momento in cui questa differenza di visioni non sia più sostenibile all’interno della relazione.
In particolare, le persone asessuali raccontano di percepire delle differenze tra essere donne asessuali e essere uomini asessuali, quanto meno nella percezione che gli altri hanno di loro e che viene spesso filtrata da una certa disparità di genere, anche involontaria, riguardo ai ruoli maschili e femminili all’interno della sessualità.
Infatti, se da un lato la asessualità femminile viene considerata una condizione transitoria, un momento “di passaggio”, destinato a finire quando le donne in questione troveranno “l’uomo giusto”; dall’altro l’asessualità maschile, nell’opinione comune, semplicemente non esiste.
La definizione comune e piuttosto limitata che abbiamo di virilità passa, infatti, non solo dalla capacità di avere quanti più rapporti sessuali possibile (preferibilmente con persone del sesso opposto), ma di averne sempre il desiderio, in qualunque momento, in qualsiasi circostanza.
E mi voglio agganciare a quest’ultima considerazione per fare una riflessione in conclusione di questa puntata: non solo contemplare un mondo in cui esistano persone che non sono interessate ad avere rapporti sessuali con altri è possibile – ed è auspicabile perché riconoscendo queste persone stiamo riconoscendo anche la loro dignità – ma lo dovrebbe essere anche riconoscere che uomini e donne possono avere ruoli diversi rispetto ai ruoli di genere trasmessi. Anche perché, nella costruzione della propria identità di genere, questi stereotipi non ci aiutano perché ci fanno costantemente essere in dubbio e ci fanno sentire in difetto sulla nostra mascolinità o femminilità: non a caso ci sono collaudatissime modalità di bullismo e cyberbullismo completamente incentrate sul deridere la vittima rispetto alla sua non adesione a questi stereotipi, che sia riguardo all’aspetto fisico o a qualunque altra espressione di sé.
Però il punto è che gli stereotipi sono stereotipi e che nessuno di noi sarà mai virile abbastanza o femminile abbastanza per aderirvi completamente, se non a costo di pagare un caro prezzo dal punto di vista del benessere psicologico. D’altronde, siamo esseri umani e in quanto tali siamo multidimensionali e siamo in grado di includere sia il maschile che il femminile all’interno della nostra identità.
FONTI:
Bogaert A. Asexuality: What It Is and Why It Matters. The Journal of Sex Research, 2015.
Brotto L.A., Yule M. Asexuality: Sexual Orientation, Paraphilia, Sexual Dysfunction or Non of the Above? Springer Science, 2016.
Vares T. My Asexuality Is Playing Hell With My Dating Life: Romantic Identified Asexuals Negotiate The Dating Game. University of Canterbury, NZ, 2017.