“Adozioni gay” /1: le coppie omosessuali crescono figli sani?

“Sono favorevole ai matrimoni gay, ma non sono d’accordo che abbiano dei bambini”. 

E sulle opinioni opposte si apre il dibattito.

Il giudizio è la pratica più veloce e facile che abbiamo per orientarci nel mondo: il nostro cervello rapidamente stabilisce cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, formando convinzioni e schemi mentali che guidano le nostre azioni e tutto ciò ci da l’idea di padroneggiare l’ambiente in cui viviamo. 

Il problema è che, nella maggior parte dei casi, il giudizio non è basato su alcun dato, ma è mosso dalla nostra personale esperienza, dalle nostre emozioni e dalla nostra visione del mondo. In psicologia questo meccanismo viene chiamato psicologia ingenua, ovvero la psicologia del senso comune, che formula spiegazioni e statistiche sulla base di convinzioni personali e stereotipi sociali. È comoda, ma purtroppo non è accurata e, spesso, ci getta fumo negli occhi.

Tornando al nostro argomento, le critiche all’omogenitorialità sono molto aspre verso le coppie gay, ma più blande rispetto alle coppie lesbiche: perché siamo storicamente e culturalmente abituati alle famiglie in cui i bambini crescono con una continua presenza femminile, che a volte è l’unica presenza. Mentre siamo abituati a vedere le donne come figure amorevoli di cura, non siamo purtroppo ancora abbastanza abituati a vedere gli uomini come capaci di ricoprire lo stesso ruolo.

Ma il compito della scienza psicologica è proprio quello di scardinare la psicologia ingenua e, fortunatamente, sia la sessualità umana che lo sviluppo dei bambini sono oggetto di ricerca scientifica da diversi decenni. Quindi, al di là dei facili “opinionismi”,  proviamo a capire cosa ci dice la scienza a riguardo: d’altronde, nessuno di noi si sognerebbe di alzarsi una mattina e di dire la sua riguardo ad un argomento su cui la scienza ha già fornito una certa quantità di prove convincenti, come il fatto che la terra non sia piatta, giusto? 🙂

Allora andiamo un po’ a vedere lo stato dei fatti ad oggi e i risultati delle ricerche condotte sull’omogenitorialità, provando a dare una risposta a queste domande:

  1. In quanti modi persone e coppie omosessuali possono essere o diventare genitori?
  2. I figli di coppie gay o lesbiche hanno difficoltà nello sviluppo? 
  3. Genitori omosessuali crescono figli omosessuali?
  4. Perché abbiamo paura dell’omogenitorialità?

In questa prima parte rispondiamo alle prime due. Dobbiamo esplorare tanti concetti, quindi partiamo.

  1. In quanti modi si può essere genitori LGBT+?

Mediaticamente si usa l’espressione “adozioni gay” per indicare la possibilità di adottare dei bambini da parte delle coppie omosessuali. In realtà, possiamo essere più corretti ed inclusivi parlando, in generale, di omogenitorialità: un po’ per usare un termine meno tendenzioso e più neutro, un po’ perché questa parola mette insieme tutti i modi in cui persone e coppie LGBT+ possono essere genitori.

Le adozioni, infatti, non rappresentano l’unico modo che una coppia LGBT+ ha per diventare genitori: secondo una ricerca condotta da Arcigay con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, si stima che in Italia i bambini che hanno genitori omosessuali siano circa 100mila. 

Prendendo in considerazione il fenomeno in generale, non solo riferito alla situazione italiana (anche perché i maggiori studi sull’omogenitorialità sono stati condotti negli Stati Uniti e nel Regno Unito), i “figli arcobaleno” possono essere:

  • Figli nati da una precedente relazione: la maggior parte dei genitori omosessuali sono persone che hanno avuto figli nell’ambito di una precedente relazione o matrimonio e che, solo successivamente, hanno scoperto o accettato il proprio orientamento sessuale dando poi origine, nella maggior parte dei casi, ad altre relazioni con nuovi compagni/compagne. A seconda dei casi, il figlio può crescere vivendo con il precedente compagno/a oppure con la nuova coppia.  
  • Figli nati grazie ad un donatore (anonimo o conosciuto): all’interno di una coppia lesbica, una donna inizia una gravidanza grazie al seme di un donatore, che può essere anonimo o scelto dalla coppia stessa. Questa modalità, oltre che essere la più facile in alcuni Stati, permette anche alla coppia di vivere l’esperienza di una maternità biologica e di una gravidanza condivise.
  • Figli nati grazie alla GPA (gestazione per altri, erroneamente chiamata “utero in affitto”): una donna esterna alla coppia diventa gestante, ovvero porta avanti la gravidanza, per conto dei futuri genitori che cresceranno il bambino, ma che non possono fisicamente concepirlo. Se uno o entrambi i futuri genitori sono in grado, possono donare seme o ovuli; al contrario verranno forniti da donatori e/o donatrici. Secondo le statistiche, circa l’80% delle coppie che ricorrono alla GPA sono coppie eterosessuali che hanno difficoltà a concepire e scelgono questa strada in alternativa all’adozione.Perché non è corretto chiamarlo “utero in affitto”? Perché rimanda ad un’idea di strumentalizzazione del corpo delle donne che, di fatto, è piuttosto lontana dalle procedure di GPA legali e controllate. Le “gestanti per altri” vengono selezionate in base a rigidi criteri psicologici e socio-economici, oltre che fisici: non vengono scelte, ad esempio, persone in condizioni economiche difficili, che potrebbero scegliere questa strada per necessità o addirittura disperazione. Per scongiurare questo pericolo, in alcuni Stati, è proibito pagare la persona che porterà avanti la gravidanza, a parte naturalmente per quanto riguarda ciò che è strettamente connesso alla gravidanza stessa, come gli esami e le cure mediche. Senza contare che non sempre questa donna è sconosciuta: a volte si tratta di amiche o persone vicine alla coppia.
  • Figli adottati: negli Stati in cui è concesso e normato, le coppie omosessuali possono diventare genitori grazie al processo di adozione previsto per le coppie etero. Ogni Stato ha le sue regole in merito all’adozione e non tutti prevedono la possibilità di adottare da parte delle coppie omosessuali.

2. I figli di coppie gay o lesbiche hanno difficoltà nello sviluppo?

Per rispondere a questa domanda – quella forse di maggior interesse per la comunità scientifica in quanto ha il fine di tutelare l’interesse dei bambini – sono state condotte molte ricerche. I primi studi sono stati effettuati sui figli di madri divorziate che, successivamente, hanno iniziato una relazione con una nuova compagna: questi studi hanno riscontrato difficoltà di adattamento nei figli di queste donne, ma non era possibile – a causa del campione preso in esame – capire se queste difficoltà fossero dovute all’orientamento sessuale della madre o all’esperienza del divorzio dei genitori. 

Si è così compreso che il modo migliore per rispondere a questa domanda era monitorare lo sviluppo di bambini cresciuti da coppie omogenitoriali fin dalla nascita e confrontarlo con quello di bambini cresciuti fin dalla nascita da coppie etero. Tra questi ci sono studi che hanno coinvolto un grande numero di soggetti e li hanno seguiti per molti anni (studi longitudinali), ad esempio il US National Longitudinal Lesbian Family Study (NLLFS), il più ampio studio finora condotto su madri lesbiche “pianificate”, e altri studi come il Bay Area Families Study, il National Longitudinal Study of Adolescent Health (Add Health), uno dei primi studi a coinvolgere un campione di adolescenti più rappresentativo, comprendente diverse etnie e condizioni socio-economiche dei partecipanti. 

Sono state condotte anche diverse meta-analisi – una ricerca che integra i risultati statistici di un grande numero di studi – tra cui alcune che confrontano bambini cresciuti fin dalla nascita da coppie etero e bambini cresciuti fin dalla nascita da coppie di uomini omosessuali.

Infine, queste tematiche sono state studiate anche nel contesto italiano. 

Ecco, in sintesi, alcuni dei risultati di queste ricerche (alcune delle quali continuano tuttora a raccogliere dati), riportati in un documento pubblicato dall’università La Sapienza:

  • In un campione dello U.S. NLLFS di bambine di 10 anni cresciute da due mamme lesbiche, il punteggio medio di problemi comportamentali, misurato attraverso la Child Behavior Checklist (CBCL), era significativamente inferiore a quello ottenuto dalle coetanee e dai coetanei cresciute/i con genitori eterosessuali;
  • Sempre all’interno dello U.S. NLLFS, sono stati intervistati 78 adolescenti che hanno descritto le loro vite come ricche e soddisfacenti, hanno riportato di avere ottimi legami sia familiari sia con i pari e di percepire un benessere psicologico e personale molto alto;
  • In un campione di 78 adolescenti di 17 anni, equamente distribuiti per genere e cresciuti in famiglie con donne lesbiche, sono stati rilevati livelli più elevati di comportamenti prosociali e competenze scolastiche rispetto a 93 coetanei figli di genitori eterosessuali.

So cosa state pensando: forse il motivo di questi risultati è che questi bambini sono cresciuti con due madri e non con due padri? 

Per rispondere alla domanda, vediamo come se la cavano i figli delle coppie formate da uomini gay, cresciuti con loro fin dalla nascita.

Una meta-analisi del 2017 integra i risultati di 10 studi, condotti nei 10 anni precedenti, che avevano come obiettivo quella di misurare la capacità di adattamento psicologico dei figli di coppie gay e confrontarla con quella di figli di coppie etero. Il risultato? I figli delle coppie gay se la cavano addirittura meglio, ovvero hanno una maggiore capacità di bilanciare i propri bisogni con l’ambiente esterno, mostrando una più spiccata capacità di adattamento.

Questa mole di studi, quindi, ci dice che lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale dei figli delle coppie omogenitoriali è paragonabile – a volte migliore, e poi vedremo perché – a quello dei figli di coppie etero

Né il genere né l’orientamento sessuale dei genitori, quindi, influisce sul corretto sviluppo dei bambini. Quali sono, quindi, i fattori che influiscono? Queste ricerche e, in generale, i ricercatori che si occupano di psicologia dello sviluppo, hanno riscontrato che uno sviluppo psicologico sano e funzionale da parte dei bambini é determinato dalla dalla forza del legame che i bambini sentono di avere con i genitori e dalla qualità delle interazioni quotidiane che i genitori hanno con loro. Questo vale per tutti i bambini, compresi i figli delle coppie etero.

Perché alcuni di questi bambini hanno riportato addirittura un più alto livello di benessere psicologico e di capacità emotive e relazionali rispetto ai loro coetanei figli di coppie etero?

Naturalmente il motivo non è che le persone omosessuali sono genitori migliori rispetto alle persone etero: se l’orientamento sessuale non influisce, non influisce neppure in senso positivo.

Secondo i ricercatori, però, l’omogenitorialità si accompagna ad alcune condizioni che possono essere protettive di molte difficoltà che si riscontrano nello sviluppo:

  • uno status socio-economico generalmente elevato delle coppie omosessuali che possono ricorrere ai metodi previsti per diventare genitori;
  • l’impossibilità di una gravidanza indesiderata e non pianificata;
  • le tempistiche lunghe del percorso per diventare genitori, che rende questa scelta necessariamente ponderata e progettata accuratamente e per lungo tempo;
  • un’attenzione più marcata alle necessità del bambino, dovuta allo stigma sociale nei confronti dell’omogenitorialità, che spesso fa dubitare gli stessi genitori delle proprie capacità.

Spero di avervi dato una panoramica abbastanza chiara di ciò che dice la scienza sull’omogenitorialità e di aver risposto a qualche dubbio.

Nella seconda parte proveremo a rispondere alle altre due domande:

  • Genitori omosessuali crescono figli omosessuali?
  • Perché abbiamo paura dei genitori LGBT+?

FONTI:

Patterson C.J. Children of Lesbian and Gay Parents. Current Directions in Psychological Science, 2006.

Lingiardi V., Carone N., Baiocco R. Il benessere dei bambini e delle bambine con genitori gay e lesbiche. Università La Sapienza, Roma. 2016.

Miller B.G., Kors S., Macfie J. No Differences? Meta-Analytic Comparisons of Psychological Adjustment in Children of Gay Fathers and Heterosexual Parents. Psychology of Sexual Orientation and Gender Diversity, 2017.

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